POESIA DALLA ROCCIA​ di Natina Pizzi​

Code: 978-88-8238-164-6​

Natina Pizzi

Io, Natina Pizzi, poetessa e scrittrice, mi sono cimentata in questa Silloge, ispirandomi alla tela “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich.
La passione per la lettura e la scrittura la devo sicuramente a mio padre, uomo colto che mi si presentava sempre, sin da bambina, con un libro in mano.
Oggi, tra Reggio Calabria e Roma, mi presento con quel DNA che scorre nelle vene e con le espressioni folgoranti del flusso di coscienza.

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Disponibile su ordinazione

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Descrizione

Noi viandanti insistiamo, siamo anche testardi, non vogliamo consigli, non vogliamo compassione. Molti pensano male di noi perché non hanno capito, è gente senza nome che non lo cerca e non lo vuole cercare.
Noi viandanti ci buttiamo nell’avventura, nell’avventura nera, nell’avventura rossa, nell’avventura dalla quale non sappiamo se usciremo, un giorno o una notte, vivi o morti, morti nell’anima e nel corpo.
Viandanti di un tempo, di oggi e di domani, valichiamo un duro percorso, saranno viottoli, sarà il mare, saranno monti.
Non sappiamo, non ricordiamo, il pensiero lo abbiamo lasciato davanti alla porta di casa prima di andare, adesso ne cerchiamo uno nuovo, quello che è nostro, cerchiamo noi stessi, vogliamo avere coscienza di noi, di quel noi disperso nell’aria, filtrato forse da un raggio pesante, ammorbato da una luna noiosa. Siamo fuggiti dal caldo e dalla noia, l’unica cosa che ci resta è camminare, accorparci delle nostre idee rubate e derubate.
Vogliamo troppo anche da quel Dio che forse non ci ha attenzionato. Viandanti, viandanti, gente malvista, fannulloni, perdigiorno, lo dice chi ha una zappa sulla spalla, chi ha l’oro nelle mani, loro non lo sanno, inconsapevoli della loro vita, vivono la quotidianità pallida e piatta. Noi solleviamo zolle ardite, noi andiamo sugli
alberi e tentiamo di volare come gli uccelli nell’esasperazione di capire qualcosa, di prendere per le mani quel bandolo che forse si trova più in alto o forse si è disperso nell’etere. Noi viandanti andiamo, continueremo per tutta la vita, se la vita sarà lunga forse scopriremo qualcosa di più e ci sazieremo di viatico, se la vita sarà corta moriremo da viandanti senza novità, senza sapere chi siamo.
Come dice Trento Longaretti, l’artista che dipingeva i viandanti, saremo sempre: “figure inclinate, obliquamente tese in avanti, inquieti errabondi in cerca di chissà quale meta”.